Giro da Almeria a Granada

Il progetto del viaggio comincia questo inverno, quando Juanjo accetta la mia proposta per un giro in bici in Andalusia durante la Settimana Santa, a patto che io mi occupi dell’itinerario. Le ricerche su Internet non mi soddisfano un gran che, ma in una libreria specializzata in viaggi trovo una guida in inglese al cicloturismo in Spagna che fa al caso mio. Qualche modifica minore per adattare il tragitto al periodo dell’anno e ai giorni disponibili, e l’itinerario prende forma: da Almeria a Granada in 3 gg, passando attraverso la Sierra Nevada.


Si parte il mercoledi’ prima di Pasqua: punto di ritrovo casa di Juanjo in prossimita’ di Alicante, dove io arrivo in aereo da Bergamo e Luis – il cicloturista madrileno amico di Juanjo – scende in auto da Madrid. Per minimizzare il bagaglio viaggero’ con la vecchia Scott di Juanjo, tirata a lucido per l’occasione, e che sembra fatta su misura per me. Unica personalizzazione il sellino, che mi porto da casa (mi chiedo che cosa abbiamo pensato al controllo bagagli dell’aeroporto..).

Caricate bici e bagagli sul pulmino di Juanjo, partiamo alla volta di Almeria, dove arriviamo in tarda serata e ci sistemiamo sul lungomare per la notte.


Giorno 1 – Da Almeria a Laujar de Andarax


Al mattino seguente ci risvegliamo con il sole e il cielo limpido; il tempo di sgranchire le gambe, fare colazione, caricare le bici e finalmente si parte!


Ci muoviamo verso nord, alla volta dell’entroterra. In breve ci allontaniamo dalla citta’; l’anonima periferia urbana lascia il posto alle colture in serra sul fondovalle e a una sequenza infinita e suggestiva di colline desertiche in lontananza. Il paesaggio e’ allo stesso tempo surreale eppure familiare: non mi stupirei di vedere un campesino in sombrero e poncho appoggiato al muro di una delle casette bianche che costeggiano la via. Fantasia o suggestione cinematografica? Non siamo distanti dai luoghi che furono il set cinematografico degli ‘spaghetti western’!


Dopo Gador la strada inizia a salire gradualmente nella lunga valle formata dal rio Andarax. Attorno il paesaggio si fa piu’ brullo e isolato. Di quando in quando incrociamo qualche ciclista; uno ci affianca e ci accompagna per un po’, informandosi sul nostro itinerario. Quando gli diciamo che puntiamo al Puerto della Ragua non si trattiene dal chiederci se sappiamo che cosa ci aspetta. Per niente rassicurato dalla nostra risposta, ci accompagna per un altro po’ e prima di lasciarci ci augura buona fortuna. Evitiamo la deviazione per Alhama di Almeria e proseguiamo sulla strada che si riabbassa sul fondovalle, costeggiando paesini sonnacchiosi dove il tempo sembra essersi fermato: Terque, Bentarique, Instinction, Ragol. Arriviamo in vista di Canjayar, che eleggiamo a nostra meta per il pranzo. L’ingresso al paese e’ la prima vera prova di fatica della giornata: la salita toglie il fiato e sembra non terminare mai! Finalmente raggiungiamo la piazza del paese, dove parcheggiamo le bici, per dedicarci a un lauto pranzo sulla terrazza del bar a due passi, e a seguire una siesta sulle panchine. Quando rimontiamo in sella sono le 4 passate. La salita

riprende alla volta del colle a circa 1000 m che rappresenta il punto piu’ alto della giornata. La strada sale graduale, incrociando di quando in quando i tornanti della vecchia strada ormai abbandonata e guadagnando la vista sulle terrazze coltivate a ulivi, sulle colline rocciose che la circondano e sul panorama del fondovalle in lontananza. In prossimita’ del colle la circolazione stradale si interrompe per lavori di sistemazione del fondo stradale; siamo fortunati e ci lasciano passare. Raggiunto il colle la strada si lancia in una lunga discesa alla volta di Fondon, e poi si fa piu’ stretta proseguendo tra ulivi e piccoli borghi. A Fuente Victoria ci concediamo l’ultima sosta della giornata all’ombra, e infine – traffico ovino permettendo – arriviamo alle porte di Laujar di Andarax, dove ci fermiamo per la notte. Troviamo sistemazione in un campeggio rurale alle porte del paese, essenziale ma molto gradevole. Piantate le tende, fatta la doccia ed il bucato, ci avviamo verso il centro del paese per assistere alla processione serale del Giovedi’ Santo. In attesa dell’evento religioso pero’ ci concediamo una processione di carattere decisamente piu’ profano stazionando presso i bar della piazza per cenare con cerveza, tapas e.. fave crude (!) direttamente dal bacello. Juanjo e Luis non capiscono perche’ io me ne sorprenda cosi’

tanto.. a quanto pare da queste parti mangiare fave crude come se fossero pistacchi e’ normale.


Verso le 10 e mezza l’intero paese si anima e si raccoglie sul sagrato della chiesa, in attesa della processione. Il tutto mi ricorda un po’ la festa patronale del mio paese: c’e’ la statua del santo, adornata con ceri e fiori freschi, trasportata a spalla dai portatori, preceduta dal parroco con uno stuolo di chierichetti vestiti con i paramenti della festa; a seguire la banda e le autorita’ civili del paese. Decisamente originali invece gli uomini in costume incappucciati e il fatto che oltre alla scena della passione si porti in processione anche la statua della Madonna, quest’ultima con una regia (portatrici comprese) tutta al femminile. Terminate le operazioni iniziali, lentamente il corteo si snoda lungo le vie del paese. Lo seguiamo per un po’, e infine ci ritiriamo per la notte.


Giorno 2 – Da Laujar de Andarax a Guadix


Al risveglio tendo l’orecchio con ansia temendo di udire il ticchettio della pioggia.. per oggi le previsione del tempo danno brutto tempo, il che non e’ il massimo visto che oggi il tragitto si svolge attraverso la Sierra Nevada, salendo a 2000 metri al Puerto de la Ragua prima di riportarci ad altitudini piu’ miti. Per fortuna tutto tace, il che mi rincuora un po’ nonostante la sensazione di freddo che mi tiene sveglia (dormire in tenda non e’ una mia passione). Sonnecchiamo attendendo che si faccia giorno pieno; quando finalmente facciamo capolino dalla tenda sono ormai le 8 passate, e un timido sole riscalda l’aria pungente.


Fatta colazione e smontato l’accampamento, ci rimettiamo in sella che sono ormai le 10.

Ultima sosta in paese per approvvigionarci d’acqua alla fontana barocca che fa bella mostra di se’ sulla piazza e si parte. Lasciata Laujar alle spalle, la strada sale ampia ma solitaria con una serie di morbidi tornanti. Una ventina di km, un paio di paesini, qualche sparuto borgo di case e altrettante processioni del Venerdi’ santo ci separano dalla lunga salita al colle, che inizia dopo Bayarcal. La vista in lontananza della strada gemella che scende dal colle dal versante opposto della profonda valle ci fa presagire quello che ci attende. La salita e’ lunga ma senza strappi, e tranne poche auto la strada e’ tutta per noi. Il sole intanto e’ sparito, ingoiato da una spessa coltre di nuvole che ci fanno da pungolo per raggiungere il colle prima che piova. Ci arriviamo quando cadono le prime gocce; giusto il tempo per fare la foto di gruppo sotto il cartello che annuncia i 2000m del Puerto de La Ragua e ci ritroviamo avvolti in una nebbia gelida interrotta da una pioggia mista a granelli di neve ghiacciata. Per fortuna il bar-ristoro che svetta sull’ampio piazzale e’ a portata di mano. Messa a sosta la bici e svaligiato il bagaglio di tutti gli indumenti caldi che riesco a trovare, mi fiondo all’interno. Juanjo e Luis rimangono fuori ad attrezzare il fornello per cucinare il pranzo. Dopo l’abbondante iniezione di calorie, e complice un tenue miglioramento atmosferico, le cose vanno meglio. Pero’ non abbiamo tempo da perdere: ormai e’ pomeriggio inoltrato e la strada davanti e’ ancora lunga.


Imbacuccati come omini Michelin iniziamo la lunga discesa dal colle. Il freddo e il vento non ci lasciano assaporare appieno il paesaggio attorno, che tuttavia non ci lascia indifferenti: alle spalle la sommita’ della Sierra Nevada sotto una coltre di neve, davanti la foresta di pini che risale le pendici della montagna, giu’ da basso il fondovalle di un verde reso ancora piu’ intenso dal contrasto con l’arena rossa dei rilievi in lontananza. E’ cosi’, con i pini che fanno da quinte e il verde del fondovalle come tappeto, che ci appare il castillo de La Calahorra, uno dei piu’ suggestivi di tutta l’Andalusia. Dalla cima della collina solitaria su cui si erge domina con la sua mole rossastra e con il suo aspetto austero il borgo riverenzialmente inginocchiato ai suoi piedi e le terre attorno. Sotto lo sguardo vigile del castillo facciamo il nostro ingresso nel Marquesado di Zenete. Ormai la montagna e’ alle spalle, ma il freddo non ci abbandona, sostituito da un fastidioso e persistente vento, che ci accompagnera’ fino a Guadix, nostra meta della giornata. Per arrivarci pero’ la strada e’ ancora lunga: da La Calahorra proseguiamo verso ovest passando per Alquife, Lanteira e Jerex del Marquesado. Sono ormai le 7 passate quando, svoltato verso nord, affrontiamo il lungo rettilineo che ci condurra’ fino a Guadix. Sono solo 8 km di pianura, ma il vento che soffia di traverso senza dar tregua li fa sembrare molto di piu’. In prossimita’ di Guadix il paesaggio si movimenta e si popola di formazioni rocciose, che a Juanjo ricordano la Cappadocia. La regione e’ nota per le grotte o cuevas, molte delle quali convertite da epoca immemorabili in dimore, oggi principale attrazione turistica della zona. Per il resto la citta’ ci appare piuttosto anonima, a parte la cattedrale che domina il centro. Sara’ che per il momento la curiosita’ del turista e’ sedata dalla fatica della giornata e soprattutto dal pensiero che ancora non sappiamo dove trascorreremo la notte. La citta’ non ha un camping, e all’indirizzo dell’unica pensione economica non risponde nessuno. Il pensiero di trascorrere la notte all’aperto non mi alletta per niente; per fortuna riusciamo a trovare posto in un hotel a un prezzo ragionevole, e alla fine anche Juanjo e Luis abbandonano l’idea di accamparsi da qualche parte e mi raggiungono. Per stasera niente giro turistico: ceniamo nei dintorni e poi a letto!


Giorno 3 – Da Guadix a Granada


Oggi e’ l’ultimo giorno in sella alla bici.. alla volta di Granada! Il mattino inizia sotto un cielo ancora grigio e una arietta decisamente pungente. Usciamo dalla citta’ dirigendoci verso est e raggiungiamo in breve Purullena, dove svoltiamo alla volta di La Peza. La strada e’ tagliata tra montagne di arena rossa, che ci accompagnano fin quasi al paese. Da qui inizia la salita verso l’ultima altura del giornata e del viaggio: Puerto de los Blancares (1297m). Il paesaggio intanto cambia di nuovo; la vegetazione si arricchisce di querce e pini, mi ricorda un poco l’interno della Corsica. Dopo il colle la strada si abbassa in una lunga discesa costeggiando il Rio Morollon, seguendo la valle che prima si stringe in un canyon che ospita un invaso e poi allargandosi in vista del paese di Quentar. Entriamo in paese per la sosta – pranzo. Attrezziamo il nostro ristorante ai bordi della piazza del paese, e pranziamo con un piatto caldo di garbanzos y lentillas. Il tempo e’ ancora nuvoloso, e non invoglia alla siesta. Percio’, riassettata la cucina da campo, riprendiamo la discesa alla volta di Granada. Arriviamo in citta’ quasi senza accorgercene. Per la prima volta in 3 giorni pedaliamo in mezzo al traffico. Con l’aiuto del GPS raggiungiamo il camping dove intendiamo pernottare. Non prima pero’ di fare una ultima sosta forzata, questa volta per tirare fuori le mantelline e pedalare gli ultimi 10 min sotto la pioggia. Il camping e’ una piacevole sorpresa: super organizzato, e’ a soli 20 min a piedi dal centro. Intanto spiove, e montate le tende, parcheggiamo le bici. Il viaggio in sella e’ finito, ma inizia ora la parentesi turistica a Granada che continuera’ anche domani.


Visita a Granada e rientro


– Una doccia calda e un cambio d’abiti completa la metamorfosi da cicloturisti a turisti pedoni.. Trascorriamo la sera nel centro storico di Granada, alternando tapas e cerveza a scorci di processioni religiose, e su e giu’ per i vicoli della Medina curiosando tra le bancarelle e i negozi. La domenica la visita prosegue presso la Cattedrale e la Cappella Reale, in attesa dell’ingresso all’Alhambra prenotato per il pomeriggio. L’Alhambra non delude le aspettative e si conferma spettacolare. Ancora un giro all’Albazyn, per poi tornare in centro per assistere alle ultime celebrazioni della Settimana Santa con le processioni per le vie. Ancora tapas per cena, e infine al campeggio.


Il lunedi’ mattina ci rechiamo alla stazione per prendere il treno che in due ore ci riportera’ ad Almeria. Guardare fuori dal finestrino e’ come ripercorrere a ritroso gli ultimi 3 gg: in un batter d’occhio siamo a Guadix, la Sierra Nevada per un po’ ci fa compagnia ma alla fine il treno allunga il passo e la lascia indietro. A lato della ferrovia si infittiscono i mulini a vento, mentre il deserto riguadagna il paesaggio ai margini della regione della Alpujarras. Ancora un cambio di scena: da Guador ad Almeria il fondovalle si popola di culture ortofrutticole e delle serre che hanno colonizzato la regione. Alla stazione di Almeria inforchiamo per l’ultima volta le bici alla volta del lungomare, dove ritroviamo il nostro pulmino. Il tempo si e’ volto al bello e ci regala finalmente una giornata di piena primavera al mare: concludiamo il viaggio con il primo bagno della stagione, prima di rimetterci in macchina per tornare a casa.



Algunas Fotografias




Alhambra











Semana Santa Granada


Panorámica de Granada


Panorámica de la Alhambra



Datos de interes


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Punto de salida: Almeria
Punto de llegada: Granada
Total de Km.: 202.6 Km.
Altura máxima: 2049 m.
Altura mínima: 5 m.
Altura de salida: 5 m.
Altura de llegada: 692 m.
Desnivel acumulado: 4169 m.
Duración de la ruta en marcha: 15:05:51 seg.



Perfil Almeria Granada